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Distanza progressiva | Tempo | Indicazioni | Lunghezza tratto |
0 km | 0h00 | All'uscita autostradale di Aosta Ovest si gira a destra sulla strada regionale 47 per Cogne | 4.800 km |
4.800 km | 0h06 | A destra per Pondel Pont d'Ael | 1.200 km |
6.000 km | 0h08 | arrivo al parcheggio | - |
Questo bellissimo ponte acquedotto è una delle meraviglie nascoste della Valle d'Aosta. Con un unico arco di più di 14 metri di diametro attraversa da duemila anni la gola scavata dal torrente Grand Eyvia.
Costruito originariamente per portare l'acqua del torrente Grand Eyvia sulle pendici assolate a valle di Pondel (Pont d'Ael) venne abbandonato presumibilmente a causa del crollo di un tratto di canale scavato nella roccia a monte del villaggio.
La caratteristica che lo rende unico rispetto ai molti monumenti che ci sono giunti dall'epoca romana è la sua costruzione a spese di un privato, tale Caius Avillius Caimus, di origine padovana che fece incidere nome, anno di costruzione e proprietà privata su alcune lapidi murate nel ponte.
L'epigrafista finlandese Heikki Solin ha dato questa interpretazione della scritta incisa sul lato nord del ponte:
IMP(PERATORE) CAESARE AUGUSTO XIII CO(N)S(ULE) DESIG(NATO)
C(AIUS) AVILLIUS C(AI) F(ILIUS) CAIMUS PATAVINUS
PRIVATUM
Imperatore Cesare Augusto nell'anno del suo 13° consolato (3 a.c.)
Caius Avillius Caimus, figlio di Caius, Padovano
Privato
Dopo aver lasciato l'auto nel parcheggio si prosegue lungo la strada principale che attraversa il villaggio, si supera la cappella e una bella casa restaurata con una meridiana sulla facciata sud e dopo una curva appare all'improvviso il ponte acquedotto.
Sulla destra vi sono i pannelli che ne raccontano la storia e spiegano l'interpretazione che da l'epigrafista epigrafista finlandese Heikki Solin della scritta che si intravede sulla chiave di volta. A causa di una sua diversa interpretazione per buona parte del XX secolo si ritenne che i costruttori del ponte fossero i due fratelli Aimus e Avilius. Sporgendosi oltre la ringhiera appena sotto i cartelli si vede il tratto di roccia scalpellato che reggeva le fondazioni del muro di contenimento del canale.
Si imbocca la parte superiore del ponte dove un tempo passava il canale e a metà dell'arcata guardando verso il basso si può ammirare l'impressionante gola scavata dal torrente Grand'Eyvia.
Raggiunta l'altra sponda girando sulla destra si arriva al corridoio che permette di ripercorrere l'intero ponte in senso inverso. Il passaggio è stretto ed alto, illuminato fiocamente da alcune feritoie e serviva probabilmente per ispezionare il canale superiore ed individuare per tempo eventuali perdite. In origine l'accesso a questa parte dell'opera era chiuso da porte per impedirne l'uso pubblico.
Sul lato a monte del ponte, a sinistra arrivando dal villaggio, si accede al vecchio condotto in cui scorreva l'acqua, occorre munirsi di una pila e procedere a carponi per alcune decine di metri sottoterra fino ad arrivare al fine degli scavi. L'ambiente è particolarmente suggestivo perché sulle pareti è ancora perfettamente conservato lo speciale intonaco impermeabile utilizzato dai costruttori per rivestire le pareti.
Il cantiere di restauro
Foto 9.08.2012
Particolare del muro ovest
(dove manca la fondazione)
Foto 9.08.2012
Le indagini archeologiche condotte nel 2010-2012 hanno portato alla luce nuovi elementi per comprendere meglio quest'opera unica in Italia. Nella parte superiore del ponte dov'era il passaggio dell'acqua è stata rilevata l'impronta di un calzare chiodato, il segno suggestivo di chi, più di 2000 anni fa ha dato il suo contributo alla costruzione del ponte. Non è dato sapere se l'impronta è stata lasciata intenzionalmente o in modo casuale e a chi appartenesse il calzare: ad uno schiavo, ad un architetto o addiritture al proprietario dell'opera?
La parte occidentale del ponte è stata riportata alla luce e sorprendentemente sotto il muro di sostegno del canale non si è trovata traccia di fondazioni. Il muro poggia direttamente sulla terra, fatto che farebbe supporre una costruzione della struttura nella quale si è badato di più all'economicità ed alla velocita di costruzione che alle regole dell'arte. Contro ogni previsione un muro senza fondazioni ha superato quasi indenne due millenni di storia.
Particolare della soglia
con l'alloggiamento del cardine
Foto 9.08.2012
La parte interna del corridoio d'ispezione è stata svuotata dal riempimento terroso che rendeva possibile il passaggio portando alla luce diversi setti che collegavano le pareti esterne del ponte. Sono in corso delle analisi per capire se il riempimento limoso è stato intenzionale o accidentale, alcuni studiosi propondono per un riempimento intenzionale post-rinascimentale forse per permettere un più funzionale accesso alle parti interne della struttura.
All'interno di un setto è stata ritrovata una trave in legno probabilmente parte della struttura originaria: sottoposta all'esame del carbonio 14 risulta essere stata tagliata due millenni fa (con un errore di -/+ 60 anni).
Corridoio interno svuotato
dal materiale di riempimento
Foto 9.08.2012
Particolare del setto
del corridoio interno fessurato
Foto 9.08.2012
La presenza di tracce di malta lungo il piano di calpestio originario all'interno del ponte farebbe pensare ad un solaio ligneo protetto superiormente da una gettata di malta e probabilmente dotato di botole per accedere ai vani compresi tra un setto e l'altro.
Il corridoio probabilmente utilizzato solo per la manutenzione e la sorveglianza dell'opera idraulica era chiuso da due porte, si vedono ancora distintamente sulla soglia ovest gli alloggiamenti dei cardini.
L'ipotesi che al momento gode di maggiore favore presso gli studiosi della Sovrintendenza è che Caius Avillius Caimus membro di una famiglia di importanti costruttori abbia partecipato come imprenditore privato alla monumentalizzazione di Augusta Praetoria e che necessitasse di un'ingenta quantità di acqua per le sue cave di marmo bardiglio di Aymavilles.
Si consiglia vivamente a chi ne abbia il tempo di raggiungere il tratto di canale scalpellato nella viva roccia che domina la gola del torrente Grand'Eyvia, anche se meno imponente, ha poco da invidiare alla strada romana delle Gallie a Donnas e riempie il cuore di stupore e ammirazione per il coraggio e l'abilità di chi l'ha progettato e costruito.
Vi sono alcuni studiosi che danno dell'epigrafe una lettura diversa e attribuiscono la costruzione del ponte acquedotto a due persone distinte, forse fratelli, tali C. Aimus e C. Avillius. Dall'unione del loro nomi si sostiene derivi il toponimo di Aymavilles. Ad una lettura attenta dell'epigrafe però ci si accorge che mancherebbe un punto tra "C" e "AIMUS". Per questo motivo si ritiene tale interpretazione poco plausibile.
Numerosi autori hanno consigliato la visita di questo monumento, ecco alcuni estratti dalle opere più antiche:
Ce fut caïus Avillus qui, sous Auguste, fit | Fu Caius Avillus che, sotto Augusto, fece |
construire au-dessus du bourg d'Amerville (sic) ce | costruire sopra il borgo di Aymavilles questo |
pont qui fait l'admiration de tous les étrangers, | ponte che suscita l'ammirazione di tutti gli stranieri, |
pont d'une seule arche, d'une effrayante hauteur, | ponte ad una sola arcata, di spaventevole altezza, |
jeté au-dessus d'un torrent aussi rapide que pro- | gettato sopra un torrente, tanto rapido quanto pro- |
fond, et qui sert à la fois de passage aux piétons | fondo, e che permette nello stesso tempo il passaggio dei pedoni |
et aux bêtes de somme, et de conduit aux eaux | e delle bestie da some e la condotta delle acque |
qui tombent en abondance de la partie occiden- | che cadono in abbondanza dalla parte occiden- |
tale du vallon dans le versant oriental. | tale del vallone verso il versante orientale. |
Tratto da:
Alexandre Martin, La Suisse pittoresque et ses environs. Tableau général, descriptif, historique et statistique, des 22 cantons, de la Savoie, d'une partie du Piémont et du pays de Bade, Hippollyte Souverain, éditeur, 1835, Paris, pag. 225 versione digitale disponibiile a questo indirizzo: http://books.google.it/books?id=rPgaAAAAYAAJ&printsec=toc#PRA1-PA225,M1 |
Traduzione italiana di Gian Mario Navillod |
Francesca Filippi, Il bardiglio di Aymavilles in Valle d’Aosta, Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali n° 8, Aosta, pag. 230 versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=33873
Luca Zavatta, Le Valli del Gran Paradiso e la Valgrisenche, L’Escursionista Editore, Rimini 2003
Filiberto Boratto, Enigma: un ponte romano tra le montagne valdostane, Tutto Scienze, La Stampa del 16 maggio 2001, versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,0385_05_2001_0974_0004_4182785/
La Traccia, Cogne e la sua valle, Musumeci Editore, Quart 1995
Giovannella Cresci Marrone, Gens Avil(l)ia e commercio dei metalli in Valle di Cogne, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, Année 1993 Volume 105 Numéro 1 pp. 33-37 versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5102_1993_num_105_1_1791
Luigi Bessone, Tra Salassi e Romani, Musumeci Editore, Quart 1985, pagg. 55-57 (Studio dell'Arch. Luigi Bochet)
Alexandre Martin, La Suisse pittoresque et ses environs.
Tableau général, descriptif, historique et statistique,
des 22 cantons, de la Savoie, d'une partie du Piémont et du pays de Bade,
Hippollyte Souverain, éditeur, 1835, Paris, pag. 225
versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://books.google.it/books?id=rPgaAAAAYAAJ&printsec=toc#PRA1-PA225,M1
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 5 – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 3 – scala 1:50.000
PAGINA DEL 2.02.2007
ULTIMO AGIORNAMENTO 13.11.2017
Quest'opera di Gian Mario Navillod è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.