La salita con le ciaspole al rifugio Miserin è piacevolissima e si divide in due tratti ben distinti: il primo di due ore circa porta fino al rifugio Dondena e si snoda lungo la strada che sale fino alla conca omonima.
Si cammina in mezzo ai i boschi di conifere e le rocce rosse, di tanto in tanto sotto la strada appaiono suggestivi fabbricati rurali. Nel biancore suggestivo della neve le vecchie pietre colorate dai licheni risaltano come la crosta di un vecchio formaggio su una tovaglia di fresca di bucato.
Strada per Rifugio Miserin,
Bivio Chapy
Inizio strada per Rifugio Miserin
La traccia è quasi sempre battuta, viene percorsa anche dalla motoslitta che sale a Rifugio Dondena. Non vi il pericolo di perdere la traccia ma si attraversano alcuni colatoi di valanga: attenzione dunque alle condizioni della neve.
Il secondo tratto si svolge sulla strada reale di caccia che porta al lago Miserin sullo stesso tracciato dell'altavia 2 della Valle d'Aosta.
Con traccia battuta sono altre due ore di marcia, non vi sono pericoli di slavine ma sovente la neve soffiata dal vento copre completamente il tracciato della strada e rende difficoltoso l'orientamento.
Il paesaggio è superbo, non fosse per i tralicci dell'alta tensione che percorrono tutta la valle sembrerebbe di essere in Antartide o in Lapponia.
Fortunatamente la linea elettrica passa un poco più in basso rispetto al Rifugio Miserin. Quando si arriva allo splendida conca innevata che accoglie il lago, il rifugio e il santuario del Miserin non resta che godersi la pace che pervade questo luogo ed il sole che scalda fino a tardi i muri del rifugio.
Il locale invernale del rifugio Miserin è suggestivo ma spartano. È dotato di quattro posti letto, alcune coperte, un tavolo ed una stufa a legna. Manca sia il pentolame che il combustibile.
Strada a valle
della conca di Dondena
Questa gustosa scenetta è raccontata da Mario Aldrovrandi nel libro dedicato a Champorcher. Si sarebbe svolta nel settembre 1865 protagonisti il Re Vittorio Emanuele II ed il guardacaccia Borretaz.
Si dice che colti da un forte temporale mentre si trovavano all'appostamente del Refray decisero di rientrare a Dondena ma arrivando all'Ayasse si accorsero che la piena aveva portato via la passerella in legno che permetteva di attraversare il torrente.
Dovendo guadare il torrente Borrettaz si offrì di portare il Re a spalle per non farlo bagnare ma ha metà del guado si sentì la sonora voce del guardacaccia urlare “Tinte sui, burech!” che significa: “tienti su somaro!” al che il Re rispose “Ma salo nen chiel che l'aso a l'è coul ch'a porta?” “Ma non lo sa lei che l'asino è quello che porta?”
Ultima salita sotto
il Rifugio Miserin
Strada reale di caccia
salendo al Rifugio Miserin
Mario Aldrovandi, Champorcher Guida delle Valli d'Aosta n. 3, S. Lattes e C., Torino 1931, pag. 7 e pag. 71 e segg.
Massimo Martini, Tracce Lievi, escursionismo con racchette da neve in Valle d'Aosta, Martini Multimedia Editore, Saint Vincent 2007, pag. 242 (Rifugio Dondena)
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 11 –
Valle di Champorcher Parco Mont Avic – scala 1:25.000
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri –
Parco Naturale Mont Avic – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 3 –
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso – scala 1:50.000
Locale invernale del Rifugio Miserin:
l'entrata
PAGINA DEL 29.01.2012
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Locale invernale del Rifugio Miserin